La Grande Piramide

sembra carina come storiella..., Ma sarà poi vera sta storia???

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superVin
icon1  view post Posted on 2/1/2009, 19:23




http://www.stampalibera.com/?p=1034

L’ambasciata d’Israele aveva inviato al deputato greco, Theodoros Pangalos, tre bottiglie di vino come regalo per le feste con gli auguri dell’Ambasciatore Ali Giachia. Theodoros Pangalos ha rispedito il regalo al mittente e ha rigraziato l’Ambasciatore con la seguente lettera:
Egregio Signor Ambasciatore,
Nel ringraziarLa per le 3 bottiglie di vino che mi ha inviato in dono per le feste, colgo l’occasione per porgere a Lei, alla Sua famiglia e a tutto il personale dell’ambasciata i migliori auguri di un felice anno nuovo, in salute e prospertà.
Purtroppo ho notato che il vino che Ella mi ha inviato è stato prodotto sulle Alture del Golan. Mi hanno insegnato fin da piccolo a non rubare e a non accettare i prodotti di alcun furto. Ragione per cui i rincresce dirLe che non posso accettare questo dono che mi preme rinviarLe.
Come Lei sa, il Suo paese occupa illegalmente le Alture del Golan che appartengono alla Siria conformemente al diritto internazionale e a numerose decisoni della comunità internazionale.

Colgo l’occasione per esprimere il mio augurio che Israele trovi infine sicurezza entro le frontiere rionosciute dalla comunità internazionale e che le attività terroristiche perpetrate contro il territorio di Israele per opera di Hamas, o di altri, possano finalmente essere contenute e arrestate; mi auguro ugualmente che il Suo governo cessi la pratica della punizione cllettiva che è stata applicat su ampia scala da Hitler e i suoi eserciti.
Azioni come quelle di questi giorni per opera dell’esercito d’Israele a Gaza, mi ricordano olocausti greci come a Kalavrita, Doxato o Distomo e certamente nel ghetto di Varsavia.
Con questi pensieri, mi consenta di di esprimerLe i migliori auguri a Lei, al popolo d’Israele e a tutti i popoli della nostra area del mondo.
30/12/2008
Theodoros Pangalos, deputato del Parlamento (Grecia)
 
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nightghost
view post Posted on 4/1/2009, 22:21




CITAZIONE
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potrei "iscrivermi" e dire che gli ufo sono atterrati e si stanno sostituendo all'uomo senza che noi ce ne accorgiamo per prendere il controllo della terra :P

comunque a parte gli scherzi, non è male come storiella, se è vera, tanto meglio :D
 
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superVin
view post Posted on 5/1/2009, 20:08




Siamo contrari alla pubblicazione di corrispondenza privata tra cittadini a meno che si rilevi un grave reato-E QUESTO è UN GRAVE REATO CONTRO L'UMANITà-
RACCAPRICCIANTE-INTERCETTATA LA CORRISPONDENZA PRIVATA ALL'INTERNO DELLA COMUNITà EBRAICA ITALIANA,A PARLARE SONO RENZO GATTEGNA PRESIDENTE UNIONE COMUNITà EBRAICHE ITALIANE E RICCARDO PACIFICI-
Rispondendo ad un appello del ministro Frattini...l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma - si legge in un comunicato - mettono a disposizione 300.000 euro in medicinali. 200.000 destinate "ai bambini e alla gente di Gaza", 100.000 "ai bambini e ai civili delle cittadine israeliane del sud di Israele colpite dai razzi di Hamas". Domani i medicinali sarannno messi a disposizione di Frattini (a cui va un forte "apprezzamento" per la posizione presa). Bel gesto, umanitario."Il nostro è un gesto di umanità" dice Renzo Gattegna, presidente dell'UCEI. E come per qualsiasi gesto umanitario degno di tale nome "non intendiamo dare un giudizio politico dei torti e delle ragioni dell'una e dell'altra parte", gli fa eco Riccardo Pacifici il presidente della Comunità romana che pure aveva appena estrernato il suo pieno appoggio ai bombardamenti su Gaza.

E invece su quella frase si è scatenato l'inferno fra la Comunità di Roma e ambienti italo-ebraici di Israele. Un certo Shimon Fargion, un ebreo italiano emigrato a Gerusalemme, ha attaccato violentemente Pacifici sia per quelle parole che suonano troppo equidistanti sia per aver speso soldi della Comunità in soccorso dei civili palestinesi di Gaza. Pacifici, fondatore e leader della lista ultrà, maggioritaria "Per Israele", non è abituato ad essere attaccato da destra e non ci ha visto più. Per cui si è seduto al computer e ha messo in circolazione un 'email furibonda chiarendo la sua posizione ("sostegno totale di questa guerra a Gaza") e il senso vero del "gesto di umanità". Un'iniziativa "concordata a priori con i massimi responsabili da parte israeliana (e permettetemi di non aggiungere maggiori dettagli per ovvie ragioni)" assicura Faelino Luzon intervenendo anche lui nel dibattito. Fumo negli occhi, roba buona solo per i media, "così come è stato deciso con l'ambasciatore di Israele di avere in questa prima fase un low profile", rassicura i suoi Pacifici: "Posso garantirvi - scrive - che la scelta tutta mediatica di far arrivare medicinali a i bambini palestinesi e israeliani era ed è solo utilizzata per quando da lunedì comincerà la nostra battaglia sui media a sostegno di Israele". E per il 10 annuncia un "megaevento" da 1500 persone selezionate con l'ambasciatore di Israele "per spiegare le ragioni di Israele e il suo diritto a fare questa guerra". Pacifici giura che la comunità romana non ha tirato fuori "neanche un euro" per quei medicinali, donati "da un'organizzazione ebraica internazionale" e garantisce "che comunque non arriverà un solo medicinale a Gaza che non sia autorizzato dal governo di Israele". Il comunicato è il cotè ufficiale, l'email è il cotè inter-comunitario, poi c'è il cotè personale, ossia l'altra email con cui Pacifici risponde al suo critico Fargion con rudezza virile ma efficace: "Caro testa di cazzo...dammi il tuo indirizzo così ti vengo a prendere a calci nel culo... io qui per Israele mi faccio un gran culo e vivo sotto scorta...STRONZO... sappi che ho fatto tutto insieme all'ambasciata di Israele... che cazzo ne sai cosa stiamo facendo? STRONZOOOOOOO".

http://80.241.231.25/ucei/PDF/2009/2009-01...10411496363.pdf
 
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superVin
view post Posted on 6/1/2009, 07:50





Lettera della vice presidente del Parlamento europeo

di
Luisa Morgantini
vice-presidente del Parlamento europeo



Non una parola, non un pensiero, non un segno di dolore per le centinaia di persone uccise, donne, bambini, anziani e militanti di Hamas, anche loro persone. Case sventrate, palazzi interi, ministeri, scuole, farmacie, posti di polizia. Ma dove è finita la nostra umanità. Dove sono i Veltroni, con i loro "I care", come si può tacere o difendere la politica di aggressione israeliana

La popolazione di Gaza e della Cisgiordania, i palestinesi tutti, pagano il prezzo dell'incapacità della Comunità Internazionale di far rispettare ad Israele la legalità internazionale e di cessare la sua politicale coloniale.

Certo Hamas con il lancio dei razzi impaurisce ed è una minaccia contro la popolazione civile israeliana, azioni illegali, da condannare. Bisogna fermarli.

Ma basta con l' impunità di Israele e dei ricatti dei loro gruppi dirigenti.

Dal 1967 Israele occupa militarmente i territori palestinesi, una occupazione brutale e coloniale. Furto di terra, demolizione di case, check point dove i palestinesi vengono trattati con disprezzo, picchiati, umiliati, colonie che crescono a dismisura portando via terra, acqua, distruggendo coltivazioni. Migliaia di prigionieri politici, ai quali sono impedite anche le visite dei familiari.

Ma voi dirigenti politici, avete mai visto la disperazione di un contadino palestinese che si abbraccia al suo albero di olivo mentre un buldozzer glielo porta via e dei soldati che lo pestano con il fucile per farglielo lasciare, o una donna che partorisce dietro un masso e il marito taglia il cordone ombelicale con un sasso perché soldati israeliani al check point non gli permettono di passare per andare all' ospedale, o Um Kamel, cacciata dalla sua casa, acquistata con sacrifici perché fanatici ebrei non sopravissuti all'olocausto ma arrivati da Brooklin, pensando che quella terra e quindi quella casa sia loro per diritto divino, sono entrati di forza e l'hanno occupata perché vogliono costruire in quel quartiere arabo di Gerusalemme un'altra colonia ebraica. Avete mai visto i bambini dei villaggi circostanti Tuwani a sud di Hebron che per andare a scuola devono camminare più di un ora e mezza perché nella strada diretta dal loro villaggio alla scuola si trova un insediamento e i coloni picchiano ed aggrediscono i bambini, oppure i pastori di Tuwani che trovano le loro tanche d'acqua o le loro pecore avvelenate da fanatici coloni, o la città di Hebron ridotta a fantasma perché nel centro storico difesi da più di mille soldati 400 coloni hanno cacciato migliaia di palestinesi, costringendo a chiudere più di 870 negozi.

Avete visto il muro che taglia strade e quartieri che toglie terre ai villaggi che divide palestinesi da palestinesi, che annette territorio fertile e acqua ad Israele, un muro considerato illegale dalla Corte Internazionale di giustizia. Avete visto al valico di Eretz i malati di cancro rimandati indietro per questioni di sicureza, negli ultimi 19 mesi sono 283 le persone morte per mancanze di cure, avrebbero dovuto essere ricoverate negli ospedali all'estero, ma non sono stati fatti passare malgrado medici israeliani del gruppo Phisician for Human rights garantissero per loro. Avete sentito il freddo che penetra nelle ossa nelle notte gelide di Gaza perché non c'è riscaldamento, non c'è luce, o i bambini nati prematuri nell'ospedale di Shifa con i loro corpicini che vogliono vivere e bastano trenta minuti senza elettricità perché muoiano.

Avete visto la paura e il terrore negli occhi dei bambini, i loro corpi spezzati. Certo anche quelli dei bambini di Sderot, la loro paura non è diversa, e anche i razzi uccidono ma almeno loro hanno dei rifugi dove andare e per fortuna non hanno mai visto palazzi sventrati o decine di cadaveri intorno a loro o aerei che li bombardano a tappeto. Basta un morto per dire no, ma anche le proporzioni contano dal 2002 ad oggi per lanci di razzi di estremisti palestinesi sono state uccise 20 persone. Troppe, ma a Gaza nello stesso tempo sono stati distrutte migliaia e migliaia di case ed uccise più di tre mila persone tra loro centinaia di bambini che non tiravano razzi.

Dopo le manifestazioni di Milano dove sono state bruciate bandiere israeliane, voi dirigenti politici avete tutti manifestato indignazione, avete urlato la vostra condanna. Ne avete tutto il diritto. Io non brucio bandiere né israeliane né di altri paesi e penso che Israele abbia il diritto di esistere come uno Stato normale, uno stato per i suoi cittadini, con le frontiere del 1967, molto più ampie di quelle della partizione della Palestina decisa dalla Nazioni Unite del 1947.

Avrei però voluto sentire la vostra indignazione e la vostra umanità e sentirvi urlare il dolore per tante morti e tanta distruzione, per tanta arroganza, per tanta disumanità, per tanta violazione del diritto internazionale e umanitario. Avrei voluto sentirvi dire ai governanti israeliani: Cessate il fuoco, cessate l'assedio a Gaza, fermate la costruzione delle colonie in Cisgiordania, finitela con l' occupazione militare, rispettate e applicate le risoluzioni delle Nazioni Unite, questo è il modo per togliere ogni spazio ai fondamentalismi e alle minaccie contro Israele.

Lo dicevano migliaia di israeliani a Tel Aviv; ci rifiutamo di essere nemici, basta con l'occupazione.

Dio mio in che mondo terribile viviamo.

SIGNIFICATIVA TESTIMONIANZA DI UNA PERSONA CHE HA ANCORA UN BRICIOLO DI COSCIENZA!
 
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superVin
view post Posted on 9/1/2009, 08:40




http://www.effedieffe.com/component/option...tml/Itemid,272/

per chi vuole distrarre il cervello dalla solita informazione per cervelli in letargo Crionico

consigliato vivamente
 
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superVin
view post Posted on 9/1/2009, 08:56




DI TRUMAN BURBANK
Comedonchisciotte

Conviene ricercare archetipi nel comportamento dei media, perchè la propaganda è basata su semplici stilemi.

Nella merda mediatica che i cosiddetti organi di informazione ci vomitano addosso in continuazione c'è uno stereotipo ricorrente: il soldato israeliano rapito ("kidnapped" in inglese). Il termine inglese rende meglio di quello italiano ciò che i media vorrebbero suggerirci, cioè che i soldati in assetto da guerra che invadono terre di altri per uccidere e rubare, attrezzati con la migliore tecnologia bellica che si possa acquistare, siano in realtà dei bambini ("kids" in inglese).
In pratica a chi combatte contro Israele non viene riconosciuto lo status di combattente, capace di catturare un nemico. Se Hamas o Hizbollah riescono a prendere un prigioniero, nei media di regime il prigioniero è stato "rapito".

Il profitto ideologico dell'operazione è almeno doppio:
1) il militare israeliano viene fatto apparire come un povero essere indifeso;
2) si nega ai nemici la dignità di organizzazione militare, di combattenti organizzati.

Però, in un ardito capovolgimento semantico, tutti i civili assassinati dalle forze armate israeliane diventano invece "miliziani" o "combattenti".

La sindrome del bambino viziato
L'immagine precedente viene confermata da un altro punto di vista. Quando Israele attacca gli altri, compare sempre la scusa che è stato l'altro a cominciare. Come i bambini prepotenti che litigano, gli israeliani danno sempre la colpa all'altro. Essi si comportano come i bambini viziati: frignano, strillano, si agitano ed il papà (gli USA) dà sempre ragione a loro.

Riprendendo Piaget, il bambino viziato, sotto molti aspetti, è "impermeabile all'esperienza". Ma chi fa pagare agli altri i suoi errori non è poi tanto scemo. L'ossessione degli israeliani per la sicurezza potrebbe apparire patologica, se non fossero i palestinesi a pagare (o i libanesi, o i siriani, ...). Ma raramente i bambini viziati crescono bene, e la storia di Israele lo dimostra.

Quando in un conflitto si tende a guardare chi ha cominciato (invece che "chi ha fatto cosa" e per quali motivi) si dà priorità alle logiche del potere rispetto a quelle del diritto. Il bambino viziato lo sa bene e dice sempre "Ha cominciato lui". Gli stati e gli imperi sono allo stesso modo bravi a trovare un casus belli che dia una giustificazione alla loro aggressione del più debole.

Immagine pubblica e privata
Il comportamento di Israele analogo ad un bambino viziato non è casuale: le spiegazioni sono estremamente semplici perchè sono rivolte ad un'opinione pubblica lobotomizzata, trattata anch'essa come una massa di bambini (o deficienti, o ritardati, o minorati mentali; il termine "lobotomizzato" rende però bene l'idea di come le masse dei teledipendenti siano diventate incapaci di connettere le informazioni per trarne significati).

A questa immagine pubblica di Israele si affianca un reale comportamento adulto basato su logiche di sterminio dell'avversario. Chi prova poi a criticare l'immagine pubblica bambinesca viene estromesso da tutti i posti di rilevanza mediatica. E il gioco è fatto.

Truman Burbank
www.comedonchisciotte.org
9.01.2009
 
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superVin
view post Posted on 9/1/2009, 17:39




DA "IL MANIFESTO":
IL CORSERA SU GAZA-VIVA ISRAELE.UN PO' DI DISAGIO
PER LA LINEA BLINDATA
Una volta c'era il Corriere della Sera.C'era.Ormai s'è ridotto a un giornaletto vocato al gossip e al cicaleccio,
senza alcuna ricchezza giornalistica,politica e culturale.
Senza più alcuna autonomia.I casi più emblematici sono il
trattamento riservato dal Corsera agli USA e Israele.
La copertura della tragedia in corso a Gaza è a di là di ogni immaginazione.Il direttore Mieli ha mobilitato la batteria degli editorialisti a senso unico -Panebianco,
Battista,Ostellino,Galli Della Loggia..-e messo in panchina
quei pochi che forse non erano del tutto allineati e coperti.Se qualcuno usciva dal coro avvertiva silenzi di riprovazione intorno a sè e perfino qualche larvata minaccia.
Possibile che nessuno di quei bravi giornalisti abbia nulla
da dire sulla copertura del Corsera su Gaza?
A quel che si può sapere qualche mugugno,testimone di un
certo malessere diffuso nella redazione,c'è stato,specie
nella sezione esteri.C'è chi,coraggiosamente,si è chiesto
con una lettera spedita via e-mail se i lettori del Corsera
potrebbero essere interessati a un più articolato assortimento di punti di vista.Che non ci sono perchè la linea è blindata dai Pasdaran del direttore.
Ma,dice un redattore al telefono,"qualche disagio c'è",di
questa copertura imbarazzante "si parla" anche se poi le
possibilità di intervenire sono limitate,o addirittura nulle.
Qualche parola di solidarietà personale in un silenzio
generalizzato.
Il "malessere" resta una sensazione diffusa ma individuale.
Come l'altro giorno quando è arrivato nella redazione che dà su Piazza Venezia l'ambasciatore israeliano Ghideon Meir
per un forum sulla situazione di Gaza.Perfino i più fedeli
alla linea si sono scocciati perchè nonostante il forum non
fosse per la pubblicazione sul giornale ma ad uso interno,
l'ambasciatore sembrava un pappagallo con le sue risposte
più banali e scontate a qualsiasi domanda.E alcuni giornalisti che si sono guadagnati i galloni israeliani
sul campo si sono leggermente incazzati.


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superVin
view post Posted on 10/1/2009, 10:25




DI THIERRY MEYSSAN
Réseau Voltaire

L'attacco israeliano contro Gaza è una scelta preparata da lungo tempo. La decisione di attivarla è stata presa in risposta alle nomine dell'amministrazione Obama. I cambiamenti strategici di Washington sono sfavorevoli alle mire espansionistiche di Tel Aviv. Israele ha dunque cercato di forzare la mano alla nuova presidenza statunitense mettendola di fronte al fatto compiuto. Ma, per organizzare l'operazione militare, Israele ha dovuto appoggiarsi a nuovi partners militari, l'Arabia Saudita e l'Egitto, che costituiscono ormai un paradossale asse sionista musulmano. Riyad finanza le operazioni, rivela Thierry Meyssan, mentre Il Cairo organizza forze paramilitari.

Sabato 27 dicembre 2008, alle ore 11,30 (ora locale), le forze armate israeliane hanno lanciato un'offensiva contro la striscia di Gaza, prima aerea, poi anche terrestre a partire dal 3 gennaio 2009, alle 18,30 (ora locale).



Le autorità israeliane dichiarano di puntare unicamente a siti di Hamas e di prendere le massime precauzioni per risparmiare le vite dei civili. In pratica, puntare ai "siti di Hamas" significa distruggere non solo le sedi di questo partito politico, ma anche le abitazioni dei suoi funzionari e, soprattutto, tutti gli edifici istituzionali. In altre parole, l'attuale operazione mira ad annientare ogni forma di amministrazione nella striscia di Gaza. Il generale Dan Harel, capo di stato-maggiore aggiunto, ha precisato: "Questa operazione è differente dalle precedenti. Abbiamo obiettivi molto alti ed andiamo in questa direzione. Non colpiamo unicamente i terroristi e le postazioni di lancio dei razzi, ma anche l'insieme del governo di Hamas. Puntiamo agli edifici istituzionali, alle forze di sicurezza, ed attribuiamo la responsabilità di tutto ciò che accade ad Hamas senza fare distinzioni tra le sue diverse componenti".
D'altro canto, "fare il possibile per risparmiare le vite dei civili" si risolve in pura retorica senza alcuna possibilità di realizzarsi: con 3.900 abitanti per chilometro quadrato la striscia di Gaza è uno dei territori a più alta densità di popolazione del mondo. E' materialmente impossibile raggiungere gli obiettivi scelti senza nello stesso tempo distruggere le abitazioni vicine.
Le autorità israeliane affermano di agire per legittima difesa. Secondo loro, i lanci di razzi contro lo Stato ebraico sono ripresi dopo la rottura unilaterale del cessate il fuoco da parte di Hamas, il 19 dicembre 2008. Ora, Hamas non ha rotto la tregua. Una tregua di sei mesi che era stata conclusa tra Israele e Hamas grazie alla mediazione dell'Egitto. Israele si era impegnato ad interrompere il blocco della striscia di Gaza; l'Egitto si era impegnato a riaprire il passaggio di Rafah; ed Hamas si era impeganto ad interrompere il lancio di razzi contro Israele. Tuttavia, né Israele né l'Egitto hanno mai rispettato gli impegni. Hamas ha interrotto i lanci di razzi per mesi. Li ha ripresi in novembre in seguito ad una incursione israeliana omicida. Tirando le somme della doppiezza dei suoi interlocutori, Hamas ha giudicato inutile rinnovare un accordo a senso unico.

Lanci di razzi contro Israele hanno avuto luogo a partire dal 2001. In sette anni si contano circa 2500 lanci. Fino all'attuale offensiva avevano ucciso in totale 14 israeliani. Non hanno fatto alcuna vittima tra la fine della tregua e l'ultimo attacco israeliano.
Ora, la nozione di legittima difesa presuppone una proporzionalità dei mezzi impiegati e questo non è affatto il caso. Tsahal ha attivato una sessantina di bombardieri e almeno 20.000 uomini super-equipaggiati di fronte a resistenti armati di razzi rudimentali e di adolescenti armati di pietre.

Al momento è impossibile stimare i danni materiali ed umani. Al decimo giorno di bombardamenti, gli ospedali e i servizi di urgenza hanno denunciato 530 morti. Questa cifra non tiene conto delle vittime decedute prima dell'arrivo dei soccorsi, i cui corpi sono stati direttamente recuperati dai famigliari senza passare per i servizi sanitari. I feriti si contano a migliaia. In mancanza di medicinali, non potranno ricevere le cure necessarie e per la maggior parte saranno destinati all'invalidità a vita. Quanto ai danni materiali, sono considerevoli.

L'operazione è stata lanciata nel corso della festa di Hanukkah, di sabato. E' stata chiamata "Piombo fuso" in riferimento ad una canzone di Haim Nahman Bialik che si usa intonare durante gli otto giorni di Hanukkah. In questo modo Israele, che si definisce come "Stato ebraico", innalza questa operazione al rango di causa nazionale e religiosa.
Hanukkah commemora il miracolo dell'olio: per rendere grazie a Dio, gli ebrei che avevano respinto i Greci, accesero una lampada ad olio nel tempio senza prima purificarsi; ma anche se la lampada non conteneva olio che per un giorno, essa bruciò per otto giorni. Legando l'attuale operazione militare al miracolo dell'olio, le autorità israeliane indicano alla loro popolazione che non è peccato uccidere i palestinesi.

La guerra israeliana ha suscitato proteste nel mondo intero. Le manifestazioni più importanti hanno avuto luogo in Turchia dove hanno radunato 700.000 persone. Il National Information Directorat, nuovo organo di propaganda dipendente dal Primo ministro, ha allora invitato i diversi leaders israeliani a sviluppare un nuovo argomento. L'operazione "Piombo fuso" sarebbe una battaglia nell'ambito della "guerra mondiale al terrorismo" dichiarata dagli Stati Uniti e sostenuta dal mondo occidentale. In effetti, Hamas è considerata un'organizzazione terrorista dagli Stati Uniti anche se formalmente non dall'Unione Europea. Il governo israeliano tenta di rilanciare la tematica dello "scontro di civiltà" cara all'amministrazione Bush, mentre l'amministrazione Obama, che subentrerà il 20 gennaio, ha chiaramente annunciato la sua intenzione di abbandonarla.

Questo spostamento retorico lascia intravedere le reali motivazioni dell'operazione. Queste sono nel contempo da ricercarsi nella natura dello scontro e nella particolarità dell'attuale operazione.
La logica del movimento sionista è di appropriarsi di questa terra e di procedere alla sua pulizia etnica o, in alternativa, di imporvi un sistema di apartheid. I Palestinesi vi sono quindi rinchiusi in riserve sul modello dei bantustan sudafricani; attualmente, la Cisgiordania da una parte, la striscia di Gaza dall'altra. Ogni 5 o 10 anni, un'importante operazione militare deve essere dispiegata per spezzare le velleità di resistenza della popolazione. Da questo punto di vista, l'operazione "Piombo fuso" non è che un ulteriore massacro, perpetrato da uno Stato che da sessant'anni gode di una totale immunità. Come ha rivelato Haaretz, il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha accettato la tregua di sei mesi solo per spingere il combattenti di Hamas ad uscire dall'ombra. Ha approfittato di questo periodo per monitorarli col fine di annientarli alla prima occasione.

Rimane il fatto che questa operazione ha luogo durante il periodo di transizione della presidenza statunitense. Dal settembre 2008, gli osservatori ben informati prevedevano che Barack Obama sarebbe salito alla Casa Bianca grazie al sostegno di una coalizione eterogenea, comprendente il complesso ecologico-finanziario, il movimento sionista, i generali in rivolta e i sostenitori della Commissione Baker-Hamilton [1]. Da parte mia, avevo annunciato questo risultato fin dal mese di maggio.

Questa coalizione non ha, però, una posizione definita sul Medio Oriente. I generali in rivolta e i sostenitori della Commissione Baker-Hamilton insieme al loro maître-à-penser, il generale Brent Scowcroft, ritengono che gli Stati Uniti abbiano sovraimpiegato il proprio esercito e debbano assolutamente limitare gli obiettivi e ricostituire le forze. Si sono opposti ad una guerra contro l'Iran e, al contrario, hanno affermato la necessità di ottenere l'aiuto di Teheran per evitare la disfatta in Iraq. Deplorano i tentativi di rimodellamento del Medio Oriente (cioè una modifica delle frontiere) ed invocano un periodo di stabilità. Alcuni di essi arrivano al punto di raccomandare di portare la Siria e l'Iran nel campo atlantico costringendo Israele a restituire il Golan e a una parziale risoluzione della questione palestinese. Propongono di indennizzare gli Stati disposti a naturalizzare i profughi palestinesi e d'investire in maniera massiccia nei Territori per renderli economicamente vivibili. Questa prospettiva significa la fine del sogno espansionistico sionista come la fine di certi regimi arabi fin qui sostenuti a forza da Washington. Da parte loro, i sionisti statunitensi che hanno lanciato Barack Obama in politica solamente dodici anni orsono, ai quali si sono aggiunti i Clinton da quando Hillary si è convertita al sionismo cristiano ed ha aderito alla Fellowship Foundation, sostiene la prosecuzione del progetto di apartheid.
Sulla scia della lettera di George W. Bush a Ariel Sharon e alla conferenza di Annapolis, vogliono completare la trasformazione dei Territori in bantustan. Uno o due Stati palestinesi verrebbero riconosciuti dagli Stati Uniti e dai loro alleati ma questo o questi Stati non sarebbero sovrani. Sarebbero privi di esercito e la loro politica estera e le loro finanze resterebbero sotto il controllo israeliano. Se si arrivasse a debellare la Resistenza, alla fine si fonderebbero nel paesaggio come le riserve indiane negli Stati Uniti.

Preoccupate per il loro comune avvenire, delegazioni egiziane, israeliane e saudite si sono incontrate in Egitto in settembre e ottobre 2008. Secondo una fonte della Resistenza, alla fine dei negoziati è stato convenuto che in caso di una evoluzione sfavorevole a Washington, Israele avrebbe lanciato una vasta operazione militare a Gaza, finanziata dall'Arabia Saudita mentre l'Egitto farebbe entrare forze paramilitari a Gaza. Se in passato numerose volte i governi arabi hanno lasciato campo libero a Israele, è la prima volta che essi partecipano alla pianificazione di una guerra israeliana, costituendo così un asse sionista musulmano.

Informata in tempo reale dal capo di gabinetto Rahm Emanuel (doppia nazionalità israelo-statunitense e ufficiale del servizio informativo militare israeliano) dei rapporti di forza in seno allo staff di Obama, la troika Israele-Egitto-Arabia Saudita ha appreso la ripartizione delle funzioni.

I posti importanti alla segreteria di Stato saranno affidati a protetti di Madeleine Albright e di Hillary Clinton. I due segretari di Stato aggiunti, James Steinberg e Jacob Lew, sono dei sionisti convinti. Il primo è stato il redattore del discorso di Obama all'AIPAC [2]. Il Consiglio nazionale di sicurezza tocca a degli atlantisti preoccupati che le provocazioni israeliane portino a un turbamento delle forniture energetiche per l'Occidente, il generale Jones e Tom Donilon. Jones, che era incaricato dell'iter successivo alla conferenza di Annapolis, ha manifestato più volte la sua irritazione di fronte alle controfferte israeliane.

La segreteria della Difesa resta nelle mani di Robert Gates, ex vice di Scowcroft e membro della Commissione Baker-Hamilton. Si appresta a ringraziare i collaboratori che ha ereditato da Donald Rumsfeld e che non ha potuto silurare prima come ha già fatto con due fanatici anti-iraniani, il segretario all'Aeronautica Michael Wynne e il suo capo di stato-maggiore il generale T. Michael Moseley.

Riassumendo, la troika può sempre contare sull'appoggio diplomatico degli Stati Uniti ma non più sul suo massiccio aiuto militare.

Questo è il fatto nuovo in Medio Oriente. Per la prima volta, una guerra israeliana non è finanziata dagli Stati Uniti ma dall'Arabia Saudita. Riyad paga per schiacciare il principale movimento politico sunnita che non controlla, Hamas. La dinastia dei Sauditi sa di dover annientare ogni alternativa sunnita in Medio Oriente per potersi mantenere al potere. E' per questo motivo che essa ha scelto il sionismo musulmano. Quanto all'Egitto, teme una contaminazione attraverso i Fratelli musulmani.

La strategia militare resta comunque statunitense, come all'epoca della guerra del 2006 contro il Libano. I bombardamenti non sono concepiti per eliminare i combattenti, cosa senza senso in un contesto urbano, come ho indicato in precedenza, ma allo scopo di paralizzare la società palestinese nel suo insieme. E' l'applicazione della teoria dei cinque cerchi di John A. Warden III [3].

In definitiva, sempre secondo Haaretz, Ehud Olmert, Ehud Barak e Tzipi Livni hanno preso la decisione della guerra il 18 dicembre, ossia alla vigilia della fine della tregua.

Il National Information Directorat ha organizzato una simulazione, il 22 dicembre, per mettere a punto le menzogne che serviranno a giustificare il massacro.

L'operazione ha debuttato il 27 dicembre in modo da evitare che il Papa potesse immischiarsi. Nel suo messaggio di Natale, tuttavia, Benedetto XVI ha evocato "un orizzonte che sembra divenire scuro per gli Israeliani e i Palestinesi".

Torniamo al teatro delle operazioni. L'aviazione israeliana ha preparato il terreno a una penetrazione terrestre, che apre la strada ai paramilitari arabi. Secondo le nostre informazioni, circa 10.000 uomini sono attualmente ammassati nei pressi di Rafah. Istruiti in Egitto e in Giordania, sono posti sotto il comando dell'ex consigliere nazionale per la sicurezza Mohammed Dahlan (l'uomo che organizzò l'avvelenamento di Yasser Arafat per conto degli Israeliani, secondo alcuni documenti resi pubblici due anni fa). Sono chiamati a giocare il ruolo che era stato riservato alla milizia di Elie Hobeika a Beirut quando le truppe di Ariel Sharon circondarono i campi profughi di Sabra e Chatila.

Tuttavia, la troika sionista esita a lanciare i suoi "cani da guerra" fintanto che la situazione militare all'interno della striscia di Gaza rimane incerta. Negli ultimi due anni numerosi resistenti palestinesi sono stati formati alle tecniche di guerriglia di Hezbollah. Anche se in teoria sono sprovvisti delle armi necessarie a questo tipo di combattimenti, si ignorano quali siano le loro esatte capacità. Una disfatta sul terreno sarebbe per Israele una catastrofe politica dopo la sconfitta del suo esercito di terra in Libano nel 2006, e dei suoi istruttori in Georgia, nel 2008. E' sempre possibile ritirare rapidamente i blindati da Gaza, non sarà la stessa cosa ritirare i paramilitari arabi.

L'Unione Europea ha invocato una tregua umanitaria. Israele ha risposto che ciò non è necessario perché non esiste una nuova crisi umanitaria dopo l'inizio dei bombardamenti. Per provare la sua buona fede, il sedicente "Stato ebraico" ha lasciato penetrare qualche centinaio di camion con aiuti alimentari e medicinali per "1.400.000 abitanti" (sono 1.600.000).

In ciascuna delle guerre condotte da Israele in violazione del diritto internazionale, è stato organizzato un proscenio diplomatico per permettergli di guadagnare tempo mentre gli Stati Uniti provvedono a bloccare qualunque risoluzione del Consiglio di sicurezza [dell'ONU]. Nel 2006, è stato Romano Prodi e la conferenza di Roma. Questa volta a fornire lo spettacolo è il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Ha annunciato che consacrerà due giorni del suo prezioso tempo per risolvere un problema dove gli altri hanno fallito per 60 anni. Non lasciando alcun dubbio sulla sua parzialità, Sarkozy per prima cosa ha ricevuto all'Eliseo la ministra israeliana per gli Affari esteri, Tzipi Livni, e il leader sunnita saudo-libanese Saad Hariri, e si è intrattenuto per telefono con il presidente egiziano Hosni Mubarak, il presidente fantoccio dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas e il Primo ministro israeliano Ehud Olmert.

Thierry Meyssan

Titolo originale: “L'operation Plomb durci”
Fonte: www.toutsaufsarkozy.com
Link: http://www.toutsaufsarkozy.com/cc/article0...pmZluEtsZ.shtml
07.01.2008

Tradotto per Comedonchisciotte.org da MATTEO BOVIS Note del traduttore

[1] Con questo nome ci si riferisce all'Iraq Study Group (ISG), co-presieduto dall'ex segretario di Stato repubblicano James Baker III e dall'ex parlamentare democratico Lee Hamilton. E' stato istituito nel 2006 da George W. Bush allo scopo di esaminare la fallimentare situazione in Iraq e proporre soluzioni per uscirne. La commissione ha presentato il suo rapporto il 6 dicembre 2006.

[2] L'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), è uno dei gruppi di pressione più potenti ed influenti in favore di Israele. L'associazione si definisce la "lobby statunitense pro-Israele" ed è un'organizzazione trasversale i cui componenti comprendono democratici, repubblicani e indipendenti.

[3] Colonnello dell'areonautica militare USA, oggi a riposo, ha elaborato una teoria strategica di attacco aereo basata sull'individuazione di cinque livelli ognuno dei quali rappresenta un centro di gravità dello schieramento nemico.



Nota: Questo articolo è stato pubblicato in arabo dal New Orient News. Non è stato possibile diffonderlo sulla Rete Voltaire sotto sabotaggio da diverse settimane.
 
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superVin
view post Posted on 16/1/2009, 08:59




I campi che si estendono tra il confine con Israele e le case palestinesi di Gaza sembrano così pacifici, scrive Amira Hass.

Il 12 gennaio ho fatto qualcosa che non avrei mai pensato di fare: da uno spazio aperto, appena al di qua della frontiera con Gaza, ho guardato i droni israeliani che sorvolavano la zona, i bulldozer che schiacciavano qualunque cosa fosse rimasta al suolo, gli elicotteri Apache che sputavano i loro proiettili letali.

I campi che si estendevano tra il confine e le case palestinesi sembravano così pacifici, così dolorosamente pacifici. Quel giorno avevo seguito Marc Garlasco e la squadra inglese di Al Jazeera.

Garlasco è l'analista militare di Human rights watch. Ha lavorato sette anni per il Pentagono, indicando i bersagli che il comando centrale doveva attaccare in Kosovo, Afghanistan e Iraq. Finché non ha osservato in modo più disincantato la versione ufficiale dei fatti ed è passato dall'altra parte.

Poiché gli è vietato entrare a Gaza – come è proibito agli altri attivisti per i diritti umani e ai giornalisti – deve analizzare da lontano le armi usate da Israele. Su alcuni tipi può fare solo supposizioni, ma non ha dubbi sull'uso illegale del fosforo bianco. Le caratteristiche di questo agente chimico si riconoscono facilmente da come esplode in aria, come fuochi d'artificio.

È usato – legalmente – come cortina fumogena nei campi di battaglia, ma se è impiegato in aree densamente popolate come Gaza gli effetti collaterali sono devastanti: ustioni terribili, incendi, vetro, legno e alberi divorati all'istante. È il fuoco di cui mi parlava Maher la settimana scorsa.

Il 12 gennaio era un giorno ventoso, sconsigliato – ho scoperto – per sparare in aria i proiettili di fosforo. Eravamo un po' sollevati: non avremmo assistito a un'intensa "attività" (come l'osceno gergo militare, adottato tranquillamente dai mezzi d'informazione israeliani, descrive qualsiasi attacco mortale).

Abbiamo sentito il lancio di colpi di mortaio, abbiamo visto gli elicotteri sparare dei missili. Pochi. Io stavo a guardare, insofferente e allo stesso tempo consapevole che dovevo farlo per intervistare Garlasco (è stato intervistato da quasi tutti i giornali e le tv internazionali, ma io sono l'unica giornalista israeliana che ha chiesto di incontrarlo).

Poi siamo stati allontanati dalla polizia militare, con la scusa che eravamo troppo vicini al confine. Ci siamo spostati verso sudest, su una collina da dove telecamere e giornalisti entusiasti scrutano il cielo, come fosse un gigantesco videogioco.

"Ieri filmavamo in continuazione", mi ha detto uno. "Oggi è tranquillo". La notizia mi ha sollevata: forse è l'inizio della fine. Invece durante la notte Gaza è stata colpita e bombardata più che mai. Nessuno ha potuto chiudere occhio. E il pomeriggio successivo ho saputo cosa avevano provocato quei "pochi" proiettili e missili.

Un edificio di Jabalia, a nordest di Gaza, è stato colpito da un missile di avvertimento. La gente ormai ha imparato che è un ordine tacito di fuggire per mettersi in salvo, abbandonare il posto perché sta per arrivare la bomba vera. Si tratta della casa di un leader di Hamas? Di un posto dove si riuniscono dei militanti di Hamas?

Forse sì, forse no. Ma Israele lo considera certamente un obiettivo kasher, idoneo, e ritiene giusto bombardarlo, anche se ci vivono decine di civili. Posso immaginare il panico dell'esodo. Ma non tutti sono riusciti a fuggire.

Ayat al Banna, 18 anni, è rimasto ucciso. Altre quattro persone, tra cui due bambini, sono state ferite. Una squadra di soccorso è intervenuta immediatamente, ma poco dopo è arrivato un nuovo colpo di mortaio che ha ucciso Issa Salah, il medico, 28 anni. Poi ne è arrivato un terzo, che ha fatto altri due morti: la sorella della prima vittima e un altro ragazzo.

Tutti uccisi mentre io stavo guardando da non troppo lontano, sollevata dal pensiero che "l'attività" non era intensa. A proposito, i giornalisti stranieri hanno soprannominato il posto da dove osservano gli spari "la collina della vergogna".

Amira Hass
Fonte: www.internazionale.it
Link: http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=21274
 
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superVin
view post Posted on 17/1/2009, 07:47




Gaza: ONU perentoria con Israele (ore 04:31)
L'Assemblea generale dell'ONU, a New York, ha adottato a larga maggioranza, stanotte, una risoluzione che "esige senza condizioni il rispetto della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza in cui si chiede un immediato e duraturo cessate il fuoco e il ritiro totale delle forze israeliane da Gaza, per consentire la distribuzione di aiuti umanitari". Risoluzione, la 1860, dell’8 gennaio ma finora ignorata da Israele. Oggi, il Gabinetto israeliano di Sicurezza decide sulla tregua unilaterale, in risposta alle condizioni invece poste da Hamas per un cessate-il-fuoco.

www.rtsi.ch
 
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superVin
view post Posted on 20/1/2009, 11:15




HO trovato questo racconto su un blog e vorrei dedicarlo ai martiri di Gaza

Un Professore universitario di filosofia in un noto College sfidò i suoi studenti con la seguente domanda: “Dio ha creato tutto ciò che esiste?”
Un coraggioso studente rispose: “Sì, lo ha fatto!” “Dio ha davvero creato tutto?” ribadì il Professore.
“Sì Signore, sicuramente!” rispose lo studente.
Il Professore allora disse: “Se Dio ha creato tutto, allora ha creato il male; e, dato che il male esiste, e secondo il principio che le nostre opere definiscono chi siamo, allora possiamo supporre che Dio sia malvagio!”
Lo studente rimase in silenzio e non poté rispondere alla definizione ipotetica del Professore. Egli, fiero di sé, si vantò con la classe che, ancora una volta, aveva dimostrato l’inutilità di una fede religiosa.

Un altro studente alzo la mano e disse: “Posso farle io una domanda, Signor Professore?” “Ma certo!” disse lui.
Lo studente si alzò e chiese: “Professore, il freddo esiste?”
“Ma che domanda è? Certo che esiste! Non hai mai sentito freddo?”
Gli altri studenti si misero a ridere della domanda, ma il giovane rispose: “In verità, Signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è semplicemente la mancanza di calore.
Ogni corpo o oggetto è suscettibile a studio quando ha o trasmette energia, ed il calore è ciò che fa avere o trasmettere energia a un corpo o materia. Lo zero assoluto, meno 460° Farenheit, è l’assenza totale di calore; ed a quella temperatura, ogni corpo o materia diviene inerte ed incapace di reazione.
Il freddo non esiste: abbiamo creato noi questa parola per descrivere come ci sentiamo quando non c’è calore.”

Lo studente continuò: “Professore, esiste il buio?” Il Professore rispose: “Certo!”
Lo studente rispose ancora: “Ancora una volta la devo contraddire, non esiste nemmeno il buio. Il buio è in verità solo l’assenza della luce. Possiamo studiare la luce, ma non il buio.
In effetti possiamo usare il Prisma di Newton per dividere la luce bianca in molti colori e studiare le varie lunghezze d’onda di ogni colore, ma non si può misurare il buio. Un semplice raggio di luce può penetrare in un mondo di tenebre ed illuminarlo.
Come facciamo a sapere quanto sia buio uno spazio? Misuriamo la quantità di luce presente in esso, esatto? Il buio è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che succede quando non c’è presenza di luce.”

Infine, il giovane chiese: “Professore, il male esiste?”
Adesso incerto, il Professore rispose: “Certo, come ho detto prima, lo vediamo tutti i giorni; è evidente negli esempi quotidiani del comportamento inumano dell’uomo verso i suoi simili.
E’ presente nella moltitudine di crimini e di violenza che vediamo ovunque nel mondo. Queste cose sono solo manifestazioni del male.”

Lo studente rispose: “Il male non esiste, Signore, o perlomeno non esiste di per sé; il male è semplicemente l’assenza di Dio.
Come per il freddo o il buio, è una parola che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio.
Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che avviene quando l’uomo non ha l’amore di Dio nella sua vita.
E’ come il freddo che si sente quando manca il calore, o il buio che si percepisce quando non c’è luce.”
Lo studente si mise a sedere, e nel silenzio generale così fece anche il Professore.

Questa è una storia vera, e il nome dello studente è Albert Einstein.
 
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superVin
view post Posted on 27/1/2009, 14:40




Messaggio del giornalista Fulvio Grimaldi
http://lists.peacelink.it/

Lo sterminio eugenetico dei bambini sefarditi

Proverei a suggerire ai vari giornalisti “esperti inantisemitismo” di procurarsi copia del programma andato in onda in Israele il 14 agosto, alle 21, su Channel Ten, per Dimona Productions, reperibile anche nel sito del più liberal dei giornali israeliani:
www.haaretz.com/hasen/spages/458044.html . Si intitola "100.000 Radiations". Partecipavano testimoni, esperti del Ministero della Sanità, vittime.
Ne devo notizia a Olga Daric. Grazie.

”Con il pretesto di combattere la tricofitosi (ringworm) nella testa dei bambini sefarditi immigrati, per lo più dal Marocco, o rapiti dallo Yemen, il Ministero della Sanità israeliano, sotto la supervisione di Simon Peres, acquistò nel 1951 negli Stati Uniti sette macchine di Raggi X e li adoperò per un esperimento nucleare di massa su un'intera generazione di cavie umane sefardite. A 100.000 bambini sefarditi vennero sparate in testa e sul corpo (non coperto da protezioni) dosi 35.000 volte superiori alla soglia massima di raggi gamma. Tali da friggergli il cervello. Per avergli risparmiato gli esperimenti, a quel punto ufficialmente proibiti, sui
propri detenuti, o malati mentali, il governo USA versò a quello israeliano 300 milioni di sterline israeliane all'anno, per una somma che oggi varrebbe miliardi di dollari. 6000 bambini morirono subito, gli altri svilupparono tumori che hanno continuato a uccidere e uccidono anche oggi. In vita, le vittime hanno sofferto e soffrono di epilessia, amnesia, Alzheimer, psicosi, emicranie croniche. Essendo stato esposto l'intero corpo, i bambini svilupparono difetti genetici. La generazione che sopravvisse diventò in perpetuo la classe più povera, malata ed emarginata
del paese. Uno storico spiega nel documentario che l'operazione era parte di un programma eugenetico mirato a eliminare le componenti deboli o difettose della società. Mengele.
Nel programma si indicano i responsabili del progetto: Nahum Goldman, capo del Congresso Ebraico Mondiale, Levi Eshkol, primo ministro, Shimon Peres, allora direttore generale del Ministero della Guerra, Eliezer Kaplan, ministro delle finanze, Jospeh Burg, ministro della Sanità, accusato dai rabbini yemeniti di essere il responsabile del rapimento dei loro bambini. E' stata questa cabala che nel 1977 avrebbe poi eletto primo ministro Menachem Begin. Alcune centinaia di spettatori hanno visto questa trasmissione in Israele. Chissà se Guido Caldiron ne vorrà sentire le impressioni, magari per confermare che davvero infinite sono le vie dell'antisemitismo.”

si a ricordo dell'olocausto fatto da loro sui bimbi sefarditi..... sfortunati
 
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superVin
view post Posted on 30/1/2009, 17:06




www.rtsi.ch

Battibecco con Peres, Erdogan acclamato in Turchia

Accolto da eroe dopo aver abbandonato un incontro al WEF per divergenze sulla guerra a Gaza

30.01.2009, 09:30 | Innalzando bandiere turche e palestinesi ma anche manifesti con su scritto «Sei il leader del mondo» e «La Turchia è orgogliosa di te», migliaia di persone hanno accolto festanti poco dopo la mezzanotte all'aeroporto di Istanbul il rientro in patria del premier turco Tayyip Erdogan, che giovedì ha abbandonato il Forum di Davos per non aver potuto replicare al presidente israeliano Shimon Peres.

Poco dopo il suo arrivo, Erdogan - acclamato come un eroe - ha parlato alla folla ed ha tenuto una conferenza stampa. Allo scopo di facilitare l'affluenza della gente all'aeroporto Ataturk per festeggiare il ritorno di Erdogan, il comune di Istanbul ha deciso di estendere sino alle 03:00 di venerdì l'orario di servizio dei treni diretti all'aeroscalo su cui i passeggeri hanno viaggiato gratis.

Ad attendere Erdogan c'era anche il sindaco di Istanbul, Kadir Topbas, espondente del filoislamico Partito giustizia e sviluppo (Akp) guidato dal premier. Rincasando all'alba, Erdogan ha trovato la strada che porta alla sua casa di Istanbul tappezzata di garofani rossi. Stamani la stampa turca riporta l'episodio con abbondanza di foto e particolari oltre a titoli cubitali e risonanti come «Lo spirito di Davos è morto» (Hurriyet), «Storica lezione di Erdogan a Peres» (Turkiye), «Schiaffo storico» (Yeni Safak) e «Shock a Davos» (Milliyet).

Quest'ultimo riferisce anche che la moglie del premier, Emine, «é scoppiata in lacrime mentre Erdogan lasciava la sala» affermando «questo è un grave scandalo». La Turchia, che ha da anni un'alleanza strategica con lo Stato ebraico e buoni rapporti con i paesi arabi, è una nazione laica ma a maggioranza islamica e si è apertamente schierata contro Israele in occasione dell'offensiva militare contro il movimento integralista palestinese Hamas.
Telefonata tra Peres ed Erdogan

Il capo dello Stato israeliano Shimon Peres ha avuto nella nottata una telefonata «conciliatoria» con il premier turco Tayyip Erdogan. Peres, secondo il suo portavoce, avrebbe chiarito il malinteso. Erdogan avrebbe da parte sua spiegato che l'ira era diretta contro gli organizzatori della conferenza e non contro Peres.

La stampa israeliana dedica intanto ampio spazio alla vicenda. Il quotidiano Yediot Ahronot sostiene che Peres è stato vittima a Davos di un «Attacco turco» e in un commento qualifica Erdogan «un ragazzo di strada, che ha esagerato». Il giornale riferisce inoltre con evidenza che in seguito all'operazione 'Piombo Fuso' contro Hamas, a Gaza, in Turchia si è creato un clima di forte ostilità non solo verso Israele ma anche verso la comunità ebraica locale. Alcuni membri di questa comunità hanno detto al giornale di avere ormai paura di avventurarsi per strada dove talvolta sono apostrofati duramente. Alcuni esponenti più in vista della comunità ebraica sono stati costretti ad ingaggiare guardie del corpo, scrive Yediot Ahronot.
 
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superVin
view post Posted on 1/2/2009, 12:55




Il silenzio mendace di quelli che sanno

"Quando la verità è sostituita dal silenzio” disse il dissidente sovietico Yevgeny Yevtushenko, "il silenzio è una bugia”. Potrebbe sembrare che il silenzio sia caduto su Gaza. Gli involucri dei bambini assassinati, avvolti di verde, insieme alle casse contenenti i loro genitori fatti a pezzi e le grida di dolore e rabbia di tutti coloro [rinchiusi] in quel campo di sterminio vicino al mare, possono essere visti su al-Jazeera e YouTube, persino intravisti sulla BBC. Ma l’incorreggibile poeta russo non si riferiva a quelle cose effimere che chiamiamo notizie; si chiedeva perché coloro che sanno il perché non parlano mai e perciò lo negano. Questo è particolarmente impressionante all’interno dell’intellighenzia anglo-americana. Sono i suoi componenti a detenere le chiavi delle miniere del sapere: le storiografie e gli archivi che ci conducono al perché.

Essi sanno che l’orrore che regna su Gaza ha poco a che fare con Hamas o, assurdamente, col “diritto di Israele ad esistere”. Sanno che è vero il contrario: che il diritto della Palestina ad esistere è stato cancellato 61 anni fa, e che l’espulsione e, se necessaria, l’estinzione della popolazione indigena era stata pianificata ed eseguita dai fondatori di Israele.

Sanno, ad esempio, che lo scellerato “Piano D” si è concretizzato nello spopolamento criminale di 369 città e paesi palestinesi da parte dell’Haganah (l’esercito ebraico) e che l’ingente massacro di civili palestinesi in luoghi come Deir Yassin, al-Dawayima, Eilaboun, Jish, Ramle e Lydda è presentato dalle fonti ufficiali come “pulizia etnica”. Quando giunse in uno dei luoghi di questo massacro, a David Ben-Gurion, il primo ministro israeliano, fu chiesto da un generale, Yigal Allon, “Cosa dobbiamo fare con gli arabi?”. Ben-Gurion, raccontò lo storico israeliano Benny Morris, “fece un gesto energico e trasudante indifferenza con la propria mano e disse: ‘Espelleteli’". L’ordine di espellere l’intera popolazione “senza tenere conto dell’età” fu firmato da Yitzhak Rabin, futuro primo ministro presentato come pacificatore dalla più efficiente propaganda mondiale.

La terribile ironia di questo fatto fu affrontata solo en passant, come quando uno dei leader del Partito Mapan, Meir Ya'ari, notò "come facilmente" i leader israeliani parlassero di come fosse “possibile e ammissibile prendere donne, bambini e anziani e riempirne le strade perché questo è l’imperativo della strategia… chi si ricorda di chi utilizzò questi mezzi contro il nostro popolo durante la [Seconda] guerra [mondiale]… siamo inorriditi”.

Ogni “guerra” successiva sostenuta da Israele ha avuto lo stesso obiettivo: l’espulsione della popolazione nativa e il furto di una porzione sempre più ampia di territorio. La bugia di Davide e Golia, delle vittime perenni, raggiunse il proprio apogeo nel 1967, quando la propaganda divenne una furia indignata che sosteneva che gli Stati arabi avevano attaccatto per primi. Sin da allora, alcuni rivelatori di verità per lo più ebrei come Avi Schlaim, Noam Chomsky, la defunta Tanya Reinhardt, Neve Gordon, Tom Segev, Uri Avnery, Ilan Pappe e Norman Finkelstein hanno smentito questo e altri miti e hanno portato a conoscenza di uno stato privato delle tradizioni umanitarie del Giudaismo, il cui ostinato militarismo è l’essenza di un’ideologia espansionista, senza legge e razzista chiamata sionismo. "Sembra", ha scritto lo storico israeliano Ilan Pappe il 2 gennaio, "che persino i crimini più orrendi come il genocidio di Gaza, siano trattati come eventi estremi, sconnessi da qualsiasi cosa avvenuta nel passato e non legati ad alcuna ideologia o sistema… Come l’ideologia dell’apartheid spiegò notevolmente le politiche oppressive del governo sudafricano, questa ideologia – nella sua versione più semplicistica ed in grado di riscuotere consenso – ha permesso a tutti i governi israeliani nel passato e nel presente di rendere disumana la vita dei palestinesi, ovunque essi siano e di cercare di distruggerli. I mezzi sono cambiati da periodo a periodo, da luogo a luogo, così come il modo in cui sono state raccontate queste atrocità. Ma è evidente un progetto di genocidio”.

A Gaza, la fame obbligata e la negazione degli aiuti umanitari, il contrabbando di risorse vitali come la benzina e l’acqua, il diniego di medicine e cure, la sistematica distruzione delle infrastrutture e l’uccisione e la mutilazione della popolazione civile, il 50 per cento della quale sono bambini, hanno raggiunto lo standard internazionale della Convenzione sul genocidio. “È un’affermazione esagerata e irresponsabile” ha chiesto Richard Falk, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Occupati palestinesi ed esperto di diritto internazionale all’Università di Princeton, “associare il trattamento dei palestinesi con questo primato nazista criminalizzato di atrocità collettiva? Penso di no”.

Descrivendo un "olocausto in corso” Falk alludeva all’istituzione da parte dei nazisti dei ghetti ebraici in Polonia. Per un mese nel 1943, gli ebrei polacchi prigionieri guidati da Mordechaj Anielewiz respinsero l’esercito tedesco e le SS, ma la loro resistenza fu infine stroncata e i nazisti inflissero la loro vendetta finale. Anche Falk è ebreo. L’odierno olocausto in corso, che iniziò con il Piano D di Ben-Gurion, è entrato nelle sue fasi finali. La differenza è che oggi si tratta di un progetto congiunto israelo-statunitense. I cacciabombardieri F-16, le bombe “intelligenti” da 250 libbre GBU-39 acquisiti alla vigilia dell’attacco contro Gaza, essendo stati approvati da un Congresso dominato dal Partito Democratico, oltre ai 2.4 miliardi di dollari l’anno di “aiuti” per le attività belliche, danno a Washington il controllo di fatto. Appare improbabile che il Presidente eletto Obama non fosse informato. Esplicito sulla guerra della Russia in Georgia e sul terrorismo a Mumbai, il silenzio di Obama sulla Palestina evidenzia la sua approvazione, che è ovvia, dati il suo servilismo nei confronti del regime di Tel Aviv e dei suoi lobbisti durante la campagna presidenziale e la nomina di sionisti come segretario di Stato, capo di gabinetto e principali consiglieri sul Medio Oriente. Quando Aretha Franklin canterà "Think”, il suo splendido inno alla libertà scritto negli anni ’60, in occasione dell’insediamento di Obama il 21 gennaio, sono sicuro che qualcuno con il cuore impavido di Muntadar al-Zaidi, il lanciatore di scarpe, griderà: "Gaza!".

L’asimetria sotto il profilo della conquista e del terrore è chiara. Il Piano D è oggi l’"Operazione Piombo Fuso”, che è l’incompiuta “Operazione Vendetta Giustificata”. Quest’ultima fu lanciata dal Primo Ministro Ariel Sharon nel 2001 quando, con l’approvazione di Bush, utilizzò degli F-16 contro città e villaggi palestinesi per la prima volta. Lo stesso anno l’autorevole Jane's Foreign Report rivelò che il governo Blair aveva riferito il proprio “via libera” ad Israele ad attaccare la West Bank dopo che gli erano stati mostrati i piani segreti di Israele [che prevedevano] un bagno di sangue. È stata tipica del Nuovo Partito Laburista una complicità duratura e servile nei confronti dell’agonia della Palestina. Tuttavia, il piano israeliano del 2001, rivelava Jane’s, aveva bisogno di un attentato suicida come “casus belli” che sarebbe stato la causa di “numerosi morti e feriti [poiché] la vendetta è un fattore cruciale”. Questo “spingerebbe i soldati israeliani a distruggere i palestinesi”. Quello che allarmò Sharon e l’autore del piano, il generale Shaul Mofaz, il capo di stato maggiore israeliano, fu un accordo segreto tra Yasser Arafat ed Hamas per fermare gli attacchi suicidi. Il 23 novembre 2001, gli agenti israeliani assassinarono il leader di Hamas, Mahmud Abu Hunud, e riuscirono ad ottenere il loro "casus belli"; gli attacchi suicidi ripresero in risposta a questa uccisione.

Qualcosa di straordinariamente simile accadde lo scorso 5 novembre, quando le forze speciali israeliane attaccarono Gaza, uccidendo sei persone. Ancora una volta ottennero il “casus belli” per la loro propaganda. Un cessate il fuoco avviato e portato avanti dal governo di Hamas – che aveva imprigionato coloro che lo avevano violato – fu interrotto dall’attacco israeliano e razzi di produzione artigianale furono lanciati in quella che era solita essere la Palestina prima che gli occupanti arabi fossero “spazzati via”. Il 23 dicembre Hamas propose di rinnovare il cessate fuoco, ma la farsa israeliana fu tale che il suo attacco a oltranza contro Gaza era stato pianificato sei mesi prima, secondo il quotidiano israeliano Ha'aretz.

Dietro questo squallido gioco si trova il "Piano Dagan", il cui nome deriva dal generale Meir Dagan, che prestò servizio con Sharon durante la sua sanguinosa invasione del Libano nel 1982. Attualmente al vertice del Mossad, l’organizzazione di intelligence israeliana, Dagan è l’autore di una “soluzione” che ha visto la reclusione dei palestinesi in un ghetto delimitato da un muro che corre nella West Bank e a Gaza, un campo di concentramento a tutti gli effetti. L’istituzione di un governo fantoccio a Ramallah guidato da Mohammed Abbas è il risultato raggiunto da Dagan, insieme ad una campagna di hasbara (propaganda) diffusa attraverso i media occidentali in maggioranza servili, se intimiditi, in particolar modo in America, secondo la quale Hamas è un’organizzazione terroristica dedita alla distruzione di Israele e da “condannare” per i massacri e l’assedio del proprio popolo per due generazioni, parecchio tempo prima della sua creazione. "Le cose non sono mai andate meglio”, ha affermato il portavoce del Ministro degli Esteri israeliano Gideon Meir nel 2006. "Il risultato dell’hasbara è una macchina ben oliata". In realtà, la vera minaccia rappresentata da Hamas è il suo essere da esempio come unico governo democraticamente eletto nel mondo arabo, ricavando la propria popolarità dalla resistenza nei confronti dell’oppressore e tormentatore dei palestinesi. Questo è stato dimostrato quando Hamas sventò un colpo di stato della CIA nel 2007, un avvenimento che i media occidentali decretarono come “la conquista del potere da parte di Hamas”. Similmente, Hamas non è mai descritto come un governo, tanto meno democratico. Né lo è la sua proposta di una tregua decennale come riconoscimento storico della “realtà” di Israele e il sostegno ad una soluzione a due Stati ad una sola condizione: che gli israeliani obbediscano al diritto internazionale e pongano fine alla loro occupazione illegale al di là dei confini fissati nel 1967. Come dimostra la votazione annuale presso l’Assemblea Generale dell’ONU, il 99 per cento dell’umanità condivide questa soluzione. Il 4 gennaio, il presidente dell’Assemblea Generale, Miguel d'Escoto, ha descritto l’attacco di Israele contro Gaza come una “mostruosità”.

Quando la mostruosità sarà stata portata a termine e la gente di Gaza sarà ancor più straziata, il Piano Dagan prevede quella che Sharon chiamò una “soluzione sul genere del 1948” – la distruzione di ogni leadership ed autorità palestinese seguita da espulsioni di massa in “acquartieramenti” sempre più piccoli e forse infine in Giordania. Questa distruzione della vita istituzionale ed educativa a Gaza è progettata per produrre, ha scritto Karma Nabulsi, un palestinese esiliato in Gran Bretagna, “una visione hobbesiana di una società anarchica: mutilata, violenta, priva di un’autorità, distrutta, spaventata… Guardate all’Iraq di oggi: è quello che [Sharon] ha pensato per noi, ed è quasi riuscito a renderlo realtà”.

La dottoressa Dahlia Wasfi è una scrittrice americana che si occupa della Palestina. Ha una madre ebrea ed un padre iracheno di religione musulmana: “La negazione dell’Olocausto è antisemita” ha scritto il 31 dicembre. “Ma non mi riferisco alla Seconda Guerra Mondiale, a Mahmoud Ahmedinijad (il presidente dell’Iran) o agli ebrei Ashkenaziti. Quello a cui mi sto riferendo è l’olocausto di cui tutti noi siamo testimoni e responsabili che si sta compiendo oggi a Gaza e negli ultimi 60 anni in Palestina… Dal momento che gli arabi sono semiti, la politica israelo-statunitense non può essere più antisemita di questa". Ha citato Rachel Corrie, la giovane americana che è andata in Palestina a difendere i palestinesi ed è stata schiacciata da un bulldozer israeliano. “Sono nel mezzo di un genocidio”, scrisse Corrie, “che anch’io sto indirettamente appoggiando e del quale il mio governo è ampiamente responsabile”.

Leggendo le parole di entrambe, sono colpito dall’uso della parola “responsabilità”. Rompere la bugia del silenzio non è un’astrazione complessa ma una responsabilità impellente che ricade su coloro che godono del privilegio di una tribuna. Con la BBC intimidita, per quel che resta del giornalismo, consentendo solamente accesi dibattiti all’interno di irremovibili confini invisibili, sempre con la paura della calunnia di antisemitismo. La notizia non raccontata, nel frattempo, è che le perdite di Gaza equivalgono [in percentuale] a 18000 morti in Gran Bretagna. Provate ad immaginare, se potete.

Poi ci sono gli accademici, i rettori, i professori e i ricercatori. Perché tacciono mentre vedono un’università venire bombardata e sentono l’Associazione dei Professori Universitari di Gaza chiedere aiuto? Le università brittanniche sono, come ritiene Terry Eagleton, nient’altro che dei “supermercati [Tescos] intellettuali, che sfornano merci note come laureati anziché frutta e verdura”?

Poi ci sono gli scrittori. In quell’oscuro anno che fu il 1939, si tenne alla Carnegie Hall di New York il terzo congresso degli scrittori e quelli come Thomas Mann ed Albert Einstein inviarono messaggi ed intervennero per assicurarsi che la bugia del silenzio avesse fine. Secondo una testimonianza, in 3500 riempirono l’auditorium ed un centinaio di persone fu mandato via. Oggi, questa potente voce carica di realismo e moralità è considerata obsoleta; le pagine delle riviste letterarie ostentano un’altezzosità ironica di mancanza di attualità; il falso simbolismo è tutto. Per quanto riguarda i lettori, la loro immaginazione politica e morale deve essere sedata, non accesa. L’anti-musulmano Martin Amis espresse bene questo in Visiting Mrs. Nabokov: "Il dominio del sé non è un difetto, è una caratteristica dell’evoluzione; è come stanno le cose”.

Se questo è lo stato in cui sono le cose, siamo regrediti come società civilizzata. Perché quello che succede a Gaza è il momento determinante della nostra epoca, che o concede all’impunità dei criminali di guerra l’immunità del nostro silenzio, mentre travisiamo il nostro intelletto e la nostra moralità, o ci dà il potere di alzare la voce. Per il momento preferisco il mio ricordo di Gaza: del coraggio e della resistenza delle persone e della loro “umanità luminosa”, come la definì Karma Nabulsi. Durante il mio ultimo viaggio da quelle parti, sono stato ricompensato con uno spettacolo di bandiere palestinesi che sventolavano in luoghi improbabili. Era il crepuscolo e lo avevano fatto i bambini. Nessuno aveva chiesto loro di farlo. Avevano realizzato delle aste per le bandiere legando dei bastoni tra di loro, e un numero ridotto di quei bambini salì su un muro e ressero la bandiera tra loro, alcuni in silenzio, altri gridando. Fanno questa cosa ogni giorno quando sanno che gli stranieri se ne stanno andando, convinti che il mondo non si dimenticherà di loro.




John Pilger è nato e cresciuto a Sydney, Australia e vive attualmente a Londra. E' stato corrispondente di guerra, regista e commediografo. Ha scritto da molti paesi e ha vinto due volte il titolo di "Giornalista dell'Anno", il maggior premio giornalistico britannico, per i suoi lavori in Vietnam e Cambogia.

Titolo originale: "Holocaust Denied"

Fonte: http://www.antiwar.com
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08.01.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANDREA B.
 
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iltappezziere
view post Posted on 9/2/2009, 14:47




vi propongo un riassunto, revisionato di questo articolo http://www.corriere.it/esteri/09_febbraio_...44f02aabc.shtml


«In Afghanistan sarà molto più dura che in Iraq» sostiene Richard Holbrooke l'inviato speciale di Barack Obama in Afghanistan e Pakistan, il presidente americano «ha ordinato una revisione strategica». «Sarà uno scontro lungo e difficile», concorda il generale David Petraeus, il capo del Comando centrale americano al quale viene dato il merito di avere attuato una strategia vincente in Iraq dopo anni di delusioni.

Obama ne ha fatto il punto centrale dell'inizio della sua politica internazionale (nota. quanto è importante la politica internazionale USA in piena crisi finanziaria?) e anche il resto del mondo si rende conto che, nell'area, la situazione è drammatica (???). «Qui ha voluto chiarire Holbrooke anche come richiamo a un maggiore impegno degli europei è in gioco il futuro della Nato ». Un allarme senza mezzi termini dagli uomini che fanno le strategie diplomatiche e militari a Washington.

Il fatto è che Karzai (nota. l'attuale "presidente" afghano) teme di perdere l'appoggio americano, ora che a Washington l'Amministrazione è cambiata e sul suo lavoro c'è una certa insoddisfazione. I termini precisi della svolta non sono noti, se non per il fatto che al fianco delle azioni militari (con più uomini, forse il doppio). Ma Holbrooke ha chiarito che «il teatro di guerra è uno solo, Afghanistan e Pakistan», la svolta concettuale ha coniato un nuovo termine, «Af-Pak».
In campagna elettorale, Obama si era detto pronto a entrare con le truppe in Pakistan, Holbrooke su questo punto non è stato esplicito.

La situazione, dunque, va affrontata contemporaneamente nei due Paesi, come se fossero uno solo. Teatro Af-Pak.
 
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16 replies since 2/1/2009, 19:23   503 views
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